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La frequenza di rimbalzo (nota anche come bounce rate) è una delle metriche più interessanti da considerare analizzando un sito web.
Per frequenza di rimbalzo intendiamo la percentuale di utenti che arriva su una pagina del tuo sito web e non compie alcuna azione specifica, uscendo immediatamente dal sito.
Tenere in considerazione questa metrica è molto importante per diverse ragioni, dall’ottimizzazione del tasso di conversione al posizionamento sui motori di ricerca. Ecco gli argomenti che affronteremo in questa guida sul bounce rate, perché è importante e come fare per migliorarlo:
- Cos’è il bounce rate?
- Come si calcola la frequenza di rimbalzo?
- Quali sono le frequenze di rimbalzo medie?
- Come analizzare la frequenza di rimbalzo di un sito
- GA4: perché l’Engagement Rate è diventato fondamentale?
- Cosa viene considerato come “engagement” da Google?
- Come si calcola l’Engagement Rate?
- Quando un Engagement Rate è basso?
- Perché è importante aumentare il tasso di coinvolgimento dei tuoi contenuti?
- Perché le persone escono dal tuo sito senza compiere azioni
- Come migliorare il bounce rate di un sito web?
- Come ottimizzare i contenuti per ridurre il bounce rate?
- La frequenza di rimbalzo è un fattore di posizionamento SEO
- Migliora il tuo sito e scrivi contenuti di qualità
Cos’è il bounce rate?
La frequenza di rimbalzo o bounce rate rappresenta la percentuale di visitatori del tuo sito che, atterrando su una specifica pagina, finisce per uscirne.
Ciò vuol dire, in altre parole, che il bounce rate racchiude la percentuale di utenti che non porta a compimento alcuna azione o conversione. Per azione intendiamo ad esempio, lo scroll di pagina, la visita di altre pagine del sito, mentrew per conversione intendiamo l’azione prevista dalla pagina, che può essere l’iscrizione ad una newsletter o il click su una call to action (CTA).
In un certo senso, possiamo dire che la frequenza di rimbalzo è un indicatore della qualità del traffico ricevuta sul nostro sito: più sarà alta la frequenza di rimbalzo, maggiore sarà la fetta di utenti non interessata a compiere un’azione specifica. Una frequenza di rimbalzo bassa, invece, indica che i visitatori trascorrono del tempo sulla tua pagina e cliccano sui link disponibili in essa.
Come si calcola la frequenza di rimbalzo?
La frequenza di rimbalzo è estremamente semplice da calcolare: ti basterà dividere il numero di bounce della tua pagina del tuo sito per il numero totale di sessioni della stessa.
Bounce Rate = Tot. Rimbalzi Pagina X / Sessioni Tot x100
Tuttavia, non è necessario calcolare questo dato manualmente: su qualsiasi tool di web analytics (Google Analytics, Adobe Omniture, Matomo ecc.) potrai accedere ad una panoramica completa sulla frequenza di rimbalzo del tuo sito e di ciascuna pagina, dispondendo di uno scenario più dettagliato per analisi e valutazione.
Quali sono le frequenze di rimbalzo medie?
Una delle domande più interessanti su questo tema riguarda la frequenza di rimbalzo “ideale” che un sito web deve avere. Beh, iniziamo col definire alcune medie. Secondo il rapporto di GoRocketFuel, la frequenza di rimbalzo media si aggira in una forbice che varia tra il 41 e il 51%.
Tuttavia, questa percentuale potrebbe essere più o meno elevata a seconda del settore in cui operi e della natura del sito web stesso. Una ricerca di CustomMedia, infatti, ha confermato che categorie diverse di siti web rispondono a logiche diverse quando si parla di frequenze di rimbalzo:
- La frequenza di rimbalzo media di un e-commerce si attesta nella forbice 20-45%
- La frequenza di rimbalzo media di un sito B2B sale al 25-55%
- La frequenza di rimbalzo media di una landing page può aggirarsi in una forbice 60-90%
- La frequenza di rimbalzo di un blog arriva al 65-90%
Come puoi vedere, i fattori che definiscono la frequenza di rimbalzo sono diversi e non è sempre possibile stabilire un valore unico di riferimento. In linea generale, possiamo dire che una buona frequenza di rimbalzo non supera mediamente il 40%.
Come analizzare la frequenza di rimbalzo di un sito?
Analizzare la frequenza di rimbalzo di un sito può essere complesso, perché gli elementi da considerare sono molti ed è necessario avere un approccio sistemico. Ad esempio, non tutte le frequenze di rimbalzo alte sono negative e non tutte quelle basse sono positive; questa valutazione dipende dal settore in cui operi, dalla natura del sito web, dalla sua popolarità, dalla tipologia di visitatori (se nuovi o di ritorno).
Avere un bounce rate elevato non è necessariamente un problema. Secondo Google infatti: “Se il successo del tuo sito dipende dal fatto che gli utenti visualizzino più di una pagina, allora sì, una frequenza di rimbalzo elevata non è una cosa buona… D’altra parte, se hai un sito a pagina singola come un blog, oppure offri altri tipi di contenuti per i quali sono previste sessioni di una sola pagina, una frequenza di rimbalzo elevata è perfettamente normale.”
In questa analisi, dovresti considerare:
- La sorgente del traffico che ricevi. Da dove proviene il traffico del tuo sito web? I visitatori del tuo sito possono arrivare su una pagina con diverse modalità, dalle campagne a pagamento alla ricerca organica. I bounce rate possono essere anche molto diversi in base alla sorgente di traffico. Ecco perché dovresti sempre considerare questo elemento quando analizzi la frequenza di rimbalzo;
- La tipologia di device utilizzato dai visitatori. Secondo le statistiche, chi si connette da mobile o tablet (la maggior parte di chi naviga online) ha bounce rate più elevati;
- L’area geografica di connessione dei visitatori. Questo fattore influisce moltissimo sul bounce rate, soprattutto se hai un’attività locale. Supponiamo che tu abbia un ristorante sul litorale laziale: difficilmente un utente che vive a Trento potrà effettuare una prenotazione, a meno che non si trovi nei paraggi per una vacanza.
GA4: perché l’Engagement Rate è diventato fondamentale?
Con l’arrivo di Google Analytics 4, la metrica del bounce rate sta avendo una rilevanza sempre più secondaria. Questo perché, al posto della frequenza di rimbalzo, c’è una nuova metrica: l’Engagement Rate.
Il tasso di coinvolgimento indica la percentuale di visitatori che hanno interagito con un contenuto, ad esempio cliccando su un link, compilando un modulo o visitando altri contenuti correlati al principale.
L’Engagement Rate del contenuto aumenta all’aumentare dell’interazione dei lettori con i tuoi contenuti.
Cosa viene considerato come “engagement” da Google?
Per capire meglio come funziona l’Engagement Rate, dobbiamo capire cosa determina esattamente il coinvolgimento di un utente su una pagina. Una sessione con coinvolgimento implica la presenza di almeno una di queste azioni:
- L’utente rimane sulla pagina per almeno 10 secondi
- L’utente ha visualizzato più di una pagina
- L’utente ha effettuato una conversione.
Come si calcola l’Engagement Rate?
Il tasso di coinvolgimento o Engagement Rate si calcola dividendo le sessioni con coinvolgimento per le sessioni totali.
Engagement Rate =Sessioni con coinvolgimento / Sessioni Totali x100
Questa metrica viene calcolata in automatico su Google Analytics 4, ma puoi vederla facilmente applicata in questo esempio: supponiamo che la tua homepage abbia registrato 250 sessioni con coinvolgimento, su un numero di sessioni totali di 1.500. Applicando la formula appena riportata, il tuo tasso di coinvolgimento è del 16,6% e, pertanto, vi sarebbe necessità di ottimizzare la pagina e/o il contenuto. In che modo? Te lo spieghiamo di seguito.
Quando un Engagement Rate è basso?
Come per la frequenza di rimbalzo, non esistono Engagement Rate bassi in assoluto, perché molto dipende dal mercato di riferimento e da una serie di fattori, come ad esempio la natura dei contenuti prodotti. Volendo dare delle indicazioni, in media un buon tasso di coinvolgimento è:
- Superiore al 63% per i siti B2B
- Superiore al 71% per i siti B2C
Se i tassi di coinvolgimento sono bassi, puoi lavorare sull’ottimizzazione dell’engagement agendo sulle possibili cause e mettendo in atto specifiche azioni. In caso di Engagement Rate bassi, ti consigliamo di:
- Rivedere l’UX del tuo sito. Se la navigabilità del sito è poco chiara e l’user experience è confusa, l’utente avrà difficoltà ad essere coinvolto. Ecco perché puoi ottimizzare l’UX, creando una struttura delle pagine del tuo sito molto più friendly per il lettore
- Perfezionare i tuoi contenuti. Se hai un ER basso, potresti avere un problema legato ai contenuti del tuo sito. Crea contenuti coinvolgenti, che siano davvero utili e di valore per chi li legge. Per farlo, dovrai studiare con attenzione il tuo target e comprendere i bisogni e i desideri più profondi, per rispondere al meglio a queste esigenze. Molto importante anche la pianificazione dal punto di vista dei contenuti: scegliendo contenuti davvero in linea con ciò che i tuoi clienti vorrebbero leggere, le possibilità di ingaggiarli aumentano. Al contrario, con una pianificazione sbagliata, rischieresti solo di attirare traffico poco qualificato e non interessato ai tuoi contenuti
- Ottimizzare le performance tecniche di un sito. Se il sito ha una velocità di caricamento molto bassa, oppure non è ottimizzato per il mobile, correrai il rischio di avere un ER negativo. Ecco perché ti consigliamo di analizzare le performance del tuo sito e migliorare gli aspetti relativi alla velocità di caricamento e alla corretta visualizzazione su tutti i dispositivi
Perché è importante aumentare il tasso di coinvolgimento dei tuoi contenuti?
GA4 pone le basi per controllare il coinvolgimento dei tuoi lettori e rivoluzionare il concetto di frequenza di rimbalzo. Più che concentrarci sul rimbalzo, GA offre la possibilità di concentrarci sull’interazione e capire in che modo possiamo incrementare questo fattore.
Lavorare sul tasso di coinvolgimento dei contenuti è utile perché:
- Ti permette di capire se e in che modo i contenuti prodotti rispecchiano gli interessi e le aspettative dei tuoi potenziali clienti
- Ti mostra tutto ciò che funziona e che non funziona sui tuoi contenuti. Guardando i dati, potrai capire quali sono i contenuti più ingaggianti e in che modo migliorare i tuoi punti deboli
- Ti aiuta ad aumentare le conversioni. Un tasso di coinvolgimento elevato è utile per migliorare le conversioni sul tuo sito: queste possono essere, ad esempio, gli acquisti, i download o le iscrizioni ad una newsletter.
Ecco perché ti consigliamo di osservare con attenzione questa metrica, disponibile su Google Analytics 4, nella sezione Rapporti.
Perché le persone escono dal tuo sito senza compiere azioni?
Per moltissime ragioni un visitatore potrebbe “rimbalzare” via dal tuo sito web. Vediamone alcune:
- La pagina su cui atterra l’utente è distante dalle sue aspettative: Ad esempio, supponiamo che tu abbia avviato una campagna a pagamento su Google e creato un annuncio per promuovere una TV 32 pollici a meno di 200 euro. L’utente che clicca si aspetta di trovare esattamente una TV 32 pollici a meno di 200 euro, ma invece si trova davanti ad una TV 65 pollici da mille euro. Questa delusione delle aspettative può indurre l’utente ad abbandonare senza compiere alcuna azione;
- La scarsa ottimizzazione per il mobile: Alcuni siti web non sono ottimizzati correttamente per la navigazione da mobile. Per via del forte incremento di persone che accedono al web da mobile e poiché Google dà la priorità ai dispositivi mobili (mobile first approach), il tuo sito deve essere ottimizzato per questo tipo di traffico. Un sito con un buon design ma con tempi di caricamento elevati da smartphone non svolge la sua funzione correttamente e spinge l’utente a cercare altrove quello di cui ha bisogno;
- Il sito è troppo difficile da comprendere: Un buon sito ha alla base un’ottima user experience e call to action chiare da rivolgere all’utente. Se mancano questi elementi, il visitatore potrebbe sentirsi disorientato e lasciare la pagina. Prova a fare un A/B test, potrai confrontare come si comportano gli utenti su due versioni della stessa pagina con design e inviti all’azione (CTA) diversi. Realizzare un test A/B significa che mostrerai una versione a metà dei tuoi visitatori e la seconda versione all’altra metà. I risultati potrebbero indicarti quale versione di pagina mantiene i visitatori sul tuo sito più efficacemente e per un periodo di tempo superiore;
- Il design poco curato e accattivante: Se il design del sito è molto appealing, le chance di abbandono sono più alte. Hai pagine con blocchi di testo con una frequenza di rimbalzo elevata? Rendi la pagina più invitante e leggibile usando spazi bianchi e dimensioni dei caratteri maggiori, introduci dei sottotitoli per suddividere i blocchi di contenuto e opta per paragrafi brevi e facili da scorrere.
Come migliorare il bounce rate di un sito web?
Se vuoi migliorare la frequenza di rimbalzo del tuo sito, per prima cosa ti consigliamo di migliorare l’user experience e studiare approfonditamente il processo di navigazione ideale da far fare al tuo visitatore. Ad esempio, dovresti sapere perfettamente quale sia il percorso ideale che un visitatore dovrebbe compiere, dall’atterraggio sul tuo sito fino al compimento dell’azione desiderata.
Il secondo passaggio è l’ottimizzazione del sito: siti troppo lenti e pesanti possono disincentivare l’utente a compiere un’azione. Ti consigliamo poi di strutturare i contenuti in modo chiaro, soprattutto se hai un blog o un sito di notizie: far sapere fin da subito al visitatore cosa troverà nell’articolo è un ottimo modo per catturare la sua attenzione e farlo interessare a ciò che sta leggendo.
Come ottimizzare i contenuti per ridurre il bounce rate?
Per controllare il bounce rate, è importantissimo concentrarsi sull’ottimizzazione dei contenuti. Tutti i contenuti del tuo sito devono essere pensati per soddisfare lo specifico intento di ricerca dell’utente. Facciamo un esempio pratico: se un utente digita su Google “Come si prepara l’Amatriciana”, si aspetta di trovare un articolo che contiene la ricetta del famoso primo piatto. Se, invece, il risultato “promesso” dal titolo viene tradito, l’utente uscirà dal sito più velocemente di come è entrato.
Ecco perché ti consigliamo di curare con attenzione i tuoi contenuti: puoi farlo a partire da una strategia di content marketing che analizzi le esigenze dei tuoi lettori e che traduca questa analisi in una produzione (o revisione dei contenuti esistenti) di valore per l’utente.
La frequenza di rimbalzo è un fattore di posizionamento SEO?
Nonostante ci siano alcuni SEO che ritengono che il bounce rate sia direttamente collegato al ranking, Google ha smentito chiaramente questa ipotesi. Più volte Google ha specificato che la frequenza di rimbalzo non influisce sul posizionamento; tuttavia, ci sono alcune analisi che sembrerebbero mostrare una correlazione tra i fattori.
Non c’è quindi una risposta netta a questa domanda. Tuttavia, c’è da dire che spesso una cattiva frequenza di rimbalzo è direttamente correlata ad altri elementi che, invece, hanno una notevole rilevanza lato SEO come la già citata velocità di caricamento. Ecco perché, più o meno direttamente, il bounce rate è una metrica che ha a che fare con il posizionamento del sito sui motori di ricerca.
Migliora il tuo sito e scrivi contenuti di qualità
Ottimizzare il tuo sito e curare i contenuti sono due aspetti fondamentali per migliorare il tuo bounce rate. Se vuoi rendere il tuo sito web più performante e lavorare sul tuo tasso di conversione, contattaci per una consulenza preliminare.