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Cos’è la Native AdvertisingL’ignoranza della legge non esime dalla punizione. Se si prende a prestito questa rigidità della giurisprudenza e la si porta nel Web Marketing, si capisce che non potete rimanere al palo mentre i vostri competitor girano vorticosamente intorno alle novità come api su un fiore. Non sapete cos’è la Native Advertising? È un problema vostro, grave e vostro. Per fortuna è anche un problema a cui si può facilmente rimediare con questo post. Premesso che cos’è la Native Advertising è un tema enorme che non può stare dentro a queste poche righe, da qua almeno avrete gli strumenti base per scegliere di addentrarvi più a fondo sul tema. Ecco c’è la Native Advertsing.

La domanda del giorno è “cos’è la Native Advertising”? Sul web rispondono che si tratta di “un contenuto sponsorizzato promosso e visualizzato all’interno dei contenuti offerti ai lettori”.

Il primo passaggio da fare, però, è nei confronti della pubblicità tradizionale. Quale differenza c’è? La grande differenza è che la Native Advertising non vuole solo gli occhi dell’utente ma anche le sue mani e cioè è orientata a generare engagement. Per riuscirci non mette mai sulla difensiva i target tanto che, nella Native Adversting, il messaggio pubblicitario prende la stessa forma del contenuto diventandone parte, con lo scopo di catturare l’interesse dei lettori.

Forse qualche esempio concreto vi aiuterà a capire cos’è la Native Advertising. Come spiega il sito Nativeadvertising.it, in Italia vediamo spesso i True View di Youtube, i tweet sponsorizzati e i post sponsorizzati di Facebook.

Eccone alcuni interessanti:

Esempi di Native Advertising

Esempi di Native Advertising: Recommendation widget

 

Native Adverting, esempio di Fanpage

Esempi di Native Advertising: post di MSC crociere su sito di travel a cui si aggiunge una banner skin a dimostrazione di una possibile coesistenza tra native e display tradizionale

 

Esempi di Native Advertising

Esempi di Native Advertising: differenze fra banner ads, interstitial e native advertising per uno stesso inserzionista

Come vedete, il filo conduttore degli esempi è che la natura “advertising” deve essere segnalata chiaramente all’utente come impone l’Ordine dei Giornalisti circa i contenuti redazionali e la normativa  IAB.

Esistono molte opinioni sul tema e non mancano quelle negative perché si sostiene che sarà sempre meno facile per il consumatore distinguere i tipi di contenuti ma per le aziende è una manna dal cielo dopo che il mercato dei banner è crollato tanto da aver creato il fenomeno della “Banner Blindess” e cioè la cecità da banner. Dai recenti dati, questo calo è sempre più grave e gli inserzionisti sono alla costante ricerca di nuove forme di pubblicità che possano stimolare effettivamente l’interesse del proprio target.

Capire cos’è la Native Advertising vuol dire usarla quanto prima e usarla vuol dire bypassare tale problematica immergendo il contenuto sponsorizzato all’interno del contenuto editoriale ed incrementando consequenzialmente la reach del messaggio.  Secondo le stime degli analisti, questo è l’anno del boom degli investimenti sulla Native Advertising.
Il consiglio è di non farsi trovare impreparati.

Published On: lunedì, 21 Marzo 2016 / Categories: Consulenza Digital /

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